Per un’europa piu’ vicina, per una sicilia e una sardegna piu’ europee 7 punti per 7 proposte.

 PER UNA NUOVA EUROPA, UNA NUOVA POLITICA.

A un federalismo già vecchio e superato bisogna rispondere con un’Europa veramente democratica provvista di istituzioni legittimate da una chiara suddivisione dei poteri. Il Governo e il Parlamento europeo devono poter compiere scelte politiche libere, che non siano mera sommatoria di interessi nazionali.

Per far questo c’è bisogno della “Politica”: una Politica che sceglie tra destra e sinistra, tra modi diversi di intendere lo sviluppo economico, lo stato sociale, le politiche anti-crisi. E’ una Politica che lavora per la pace, l’ambiente, l’immigrazione, la cooperazione.  C’è oggi però, un luogo privilegiato dove la “Politica” ha casa e dove trovano ascolto le nostre battaglie: l’Europa.

 

UN FRENO ALLA DERIVA ANTIDEMOCRATICA.

Oggi è in atto nel Paese una recessione, non solo per il mancato utilizzo dei fondi comunitari, come avvenuto in Sicilia: c’è un preoccupante arretramento della democrazia, delle condizioni economiche e sociali delle famiglie, delle persone, delle collettività.

E’ un declino culturale che rischia una deriva totalitaria proprio per il connubio Lega Nord-Berlusconi: un sodalizio che bisogna assolutamente arrestare. Tutto ciò mi ha convinto ad accettare la candidatura alle elezioni europee.

PER UN’EUROPA SOCIALE.

La crisi economica non può essere sconfitta dalle “iniezioni” di ottimismo mediatico di Berlusconi e Tremonti. Servono politiche di sostegno a lavoratori e imprese, necessitano ammortizzatori sociali, sostegno ai bassi salari e al reddito minimo. Occorrono fondi da investire sulla qualificazione dell’offerta formativa, vincolandone però una percentuale alla ricerca e all’innovazione dei sistemi produttivi. E’ questa l’idea di Europa che ho in mente: un’Europa sociale che attui misure concrete per una “vera” occupazione.

PER UN’ EUROPA DEI GIOVANI.

L’Italia sconta ancora un grave ritardo nell’implementazione delle politiche rivolte alle giovani generazioni.

Per questo, lavorerò dall’Europa per promuovere l’imprenditoria giovanile italiana, indicendo sulla burocrazia del nostro paese, affinché non sia più d’ostacolo all’accesso delle risorse europee. Ma non solo:mi batterò anche per garantire più fondi per il diritto allo studio. Perché si incentivino i programmi comunitari come l’Erasmus e il Leonardo, destinando maggiori risorse agli studenti. E perché vengano attivate apposite borse di studio per sostenere il reddito di tutti quei giovani che intendono accedere alle migliori università europee.

LOTTA COMUNE CONTRO LA CRIMINALITA’.

La democrazia sarà più forte in Italia e in Europa se si riusciranno a sviluppare azioni coordinate di contrasto alle mafie e alle criminalità transnazionali. La mafia, ormai da tempo, non è più un fenomeno localizzato, è un’organizzazione globale con ramificazioni e interessi trasversali che valicano i confini degli stati. Occorrono strumenti nuovi: il superamento del segreto bancario, la lotta ai paradisi fiscali, le azioni di contrasto al riciclaggio, una normativa europea sulla confisca dei beni.  In Europa mi batterò anche per questo.


INTEGRAZIONE EUROMEDITERRANEA.

Essere oggi a Bruxelles significa avere voce in uno dei processi più delicati per il nostro continente: il rapporto con i paesi del Mediterraneo.

Solidarietà e coesione sociale dovranno essere i punti cardine di un nuovo modello sociale europeo. La sicurezza delle nostre città non si costruisce a scapito della tutela del diritto d’asilo per chi proviene da paesi in guerra. La povertà e la migrazione vanno affrontati con politiche di ampio respiro e con una gestione comunitaria e non unilaterale e nazionalistica.

Mi batterò per lo sviluppo dell’Unione per il Mediterraneo, tenendo conto del processo di Barcellona per lo sviluppo di queste aree. Lo scopo sarà quello di potenziare relazioni tra l’Unione europea e tutti i paesi del bacino mediterraneo per favorire e concretizzare uno stretto partenariato, fondato sul rispetto dei diritti dell’uomo e sullo stato di diritto.

PROGRAMMAZIONE DEI FONDI.

I media europei dedicano parecchia attenzione a Sicilia e Sardegna. La loro importanza strategica, chiara agli osservatori politici internazionali, sembra sfuggire sia al governo nazionale che a quelli regionali. Il primo ha distratto i fondi per le aree sottoutilizzate (i cosiddetti Fas) per mantenere una promessa elettorale senza futuro: l’abolizione dell’Ici. I governi regionali di centrodestra hanno invece dimostrato di non avere capacità di programmazione.

Ho deciso di candidarmi al Parlamento europeo per fare chiarezza sull’utilizzo di tali fondi e vigilare sia sull’efficienza della spesa che sulla sua efficacia.

Occorre battersi perché l’Unione europea inserisca il principio di insularità nella strategia di sviluppo e nella conseguente programmazione dei fondi comunitari che riguarderanno il periodo successivo al 2013. Una delle chiavi per l’applicazione di questo principio dovrà essere l’uso della leva fiscale: la fiscalità di vantaggio per le aree meno sviluppate e per le isole dovrà essere uno degli strumenti privilegiati di intervento dell’Unione europea.

L’europa prenda le distanza dalla “scienza cattiva”

L’EUROPA PRENDA LE DISTANZA DALLA “SCIENZA CATTIVA”
L’INDUSTRIA DELLA VIVISEZIONE NON SERVE AL PROGRESSO SCIENTIFICO

di Rita Borsellino

La scienza non ha più bisogno dell’industria della vivisezione. Il vero progresso non può calpestare la vita di milioni di animali. Non lo dice solo il buon senso: lo dice, soprattutto, lo stesso mondo scientifico. Autorevoli riviste come “Nature” pubblicano articoli che contestano la sperimentazione animale quale metodo scientifico, definendola “cattiva scienza”. Eppure la direttiva dell’Unione Europea 86/609, “Per la protezione degli animali utilizzati a fini sperimentali o ad altri fini scientifici” – votata dal Parlamento europeo l’8 settembre – ha ignorato tutto ciò, suscitando la protesta di molti parlamentari (purtroppo non la maggioranza) e di migliaia di cittadine e cittadini europei che il 25 settembre scorso hanno chiesto in piazza la definitiva abolizione della sperimentazione animale. Una battaglia che condivido appieno.

Sono dell’avviso, infatti, che con questa direttiva, l’Europa abbia perso una doppia occasione: quella di porsi all’avanguardia nella ricerca, tutelando al contempo, come prescritto dal Trattato di Lisbona, il benessere degli animali in quanto esseri senzienti.
Questa direttiva non solo ha rilanciato il principio di base – ormai del tutto decaduto – della validità scientifica della sperimentazione animale, ma ha persino fatto in modo che l’Europa chiuda le porte ad ogni progresso scientifico altrove adottato. Essa infatti, non obbliga ad utilizzare i test sostitutivi, neppure laddove esistono, e non fa nulla per facilitare l’approvazione di quelli nuovi. Eppure il Parlamento con la risoluzione del 22 maggio 2008 si era impegnato esattamente nel senso opposto.

E’ bene ricordare che gli esperti del mondo scientifico, a partire dal Consiglio nazionale delle ricerche statunitense, hanno ribadito che le nuove tecnologie permettono di superare le dispendiose e sadiche sperimentazioni su animali, consentendo anche un risparmio economico. Per questo, se si vuole realmente investire sul progresso, occorre promuovere con forza questi nuovi metodi.

E’ nostro dovere pertanto agire per il bene collettivo. L’Europa non può perdere questa preziosa occasione per fare un passo avanti nel campo della ricerca biomedica. E’ necessario che il Parlamento europeo comprenda che i difensori della scienza e quelli dei diritti degli animali possono essere soddisfatti entrambi.

Per questo, mi impegnerò insieme agli altri parlamentari che con me condividono la stessa posizione sulla vivisezione a promuovere una petizione popolare a livello europeo secondo quanto previsto dall’articolo 11 del Trattato di Lisbona. A lanciare questa petizione sono stati diversi movimenti (si veda a proposito su www.equivita.org).

Inoltre, in questi giorni si sta svolgendo la Settimana Vegetariana Mondiale, con eventi e iniziative in molte città del mondo per diffondere lo stile di vita vegan e vegetariano: una buona occasione, al di là delle scelte personali e di vita, per iniziare a riflettere sulla vivisezione didattica degli animali. Gli animali non hanno nessuno che li difenda, se non noi.

Il Parlamento

Il Parlamento europeo è la sola istituzione dell’Únione Europea ad essere eletta direttamente dai cittadini. Il Parlamento esercita tre funzioni fondamentali: legislativo, di bilancio e di controllo democratico delle istituzioni.

Dal punto di vista legislativo, l’assemblea ha visto progressivamente estendere la sua competenze nel corso degli anni. Da un ruolo puramente consultivo si è dunque passati, soprattutto dopo l’istituzione della procedura di codecisione nel 1992, ad una quasi totale pariteticità con il Consiglio nella maggior parte delle materie. Con la codecisione, infatti, al Parlamento é riconosciuta la possibilità di proporre emendamenti alle proposte del Consiglio ed eventualmente anche di respingere queste ultime con un voto alla maggioranza assoluta dei suoi membri.

La funzione di bilancio si esplica nella facoltà, da parte del Parlamento, di respingere il progetto di bilancio presentato dalla Commissione e nel diritto di modificare le spese cosiddette ‘non obbligatorie’, ossia quelle riconducibili al funzionamento delle istituzioni o quelle relative, ad esempio, ai crediti del Fondo Sociale Europeo e del fondo di Sviluppo Regionale. Sulle spese obbligatorie (quelle derivanti dalle norme di esecuzione del Trattato), il Parlamento ha anche la facoltà di proporre degli emendamenti, ma, in questo caso, è il Consiglio che decide in ultima istanza.

Il Parlamento detiene, inoltre, una fondamentale azione di controllo “democratico” delle altre istituzioni attraverso, ad esempio, la fiducia alla Commissione nel suo insieme, le singole audizioni dei commissari, l’istituzione di commissioni d’inchiesta.

I 736 membri che compongono il Parlamento non sono suddivisi per delegazione nazionale, bensì per gruppi politici transnazionali. Ad oggi, si contano sette gruppi parlamentari:

  • – Gruppo del Partito Popolare Europeo (PPE, 265 seggi)
  • – Gruppo dell’Alleanza progressista dei Socialisti e dei Democratici
  • (S &D;, 184 seggi)
  • – Gruppo dell’Alleanza dei Liberali e dei Democratici per l’Europa (ALDE, 84 seggi)
  • – Gruppo Verde-Alleanza Libera Europea (Verdi-ALE, 55 seggi)
  • – Gruppo dei conservatori e dei Riformisti Europei (ECR, 55 seggi)
  • – Gruppo confederale della Sinistra Unitaria Europea- Sinistra Verde Nordica (GUE-NGL, 35 seggi)
  • – Gruppo Europa della Libertà e della Democrazia (EFD, 32 seggi)

A questi gruppi si aggiungono 26 eurodeputati non iscritti a nessun gruppo.

L’Italia è rappresentata da 72 membri.

Il Parlamento si riunisce una settimana al mese a Strasburgo (plenaria), mentre le riunioni delle commissioni parlamentari e dei gruppi politici si svolgono a Bruxelles

Chi è Rita Borsellino

Rita Borsellino è nata a Palermo il 2 giugno 1945. E’ laureata in Farmacia, sposata e madre di tre figli. Il suo impegno politico inizia dopo la strage di via D’Amelio dove perse la vita il fratello, il giudice Paolo Borsellino. E allora, infatti, che da mamma e farmacista, riservata e dedita alla famiglia, Rita Borsellino diventa un personaggio pubblico: tiene incontri e conferenze e inizia a lavorare nel sociale per costruire e rafforzare la coscienza antimafia in Sicilia e in tutto il Paese.

Con l’Arci ha dato vita alla Carovana Antimafia e con don Luigi Ciotti all’Associazione Libera contro le mafie, di cui è stata vicepresidente fino al ’95 e presidente onoraria fino allo scorso inverno quando ha deciso di candidarsi come presidente dell’Unione alle regionali in Sicilia del 2006 contro Salvatore Cuffaro. Non ce l’ha fatta per 300 mila voti nonostante una campagna partecipata in cui per la prima volta, il programma è stato scritto insieme, da partiti e società civile organizzata dentro quelli che Borsellino ha chiamato cantieri per il programma e che ancora oggi vivono sul territorio per elaborare proposte politiche e supportare l’attività di Rita Borsellino dentro il parlamento regionale dove siede come parlamentare.

Il risultato di Rita Borsellino può comunque considerarsi un successo: è stato il candidato di centrosinistra più votato nella storia della Sicilia con oltre un milione di consensi ed attorno al suo nome (scelto con le primarie) si è ritrovata tutta l’Unione.

Per sostenere la sua candidatura sono nati in tutta l’isola anche 200 comitati spontanei, realtà che in parte ancora oggi continuano ad esistere e a fare da raccordo tra le esigenze del territorio e la vita dell’Ars. Anzi è proprio da questo fermento che nato il movimento Un’Altra storia. Un movimento che in nome del cambiamento vuole mettere insieme i partiti dell’Unione, la società civile organizzata siciliana e i giovani.

Rita Borsellino è inoltre presidente dell’Associazione Piera Cutino guarire dalla talassemia Onlus con sede a Palermo.

Nella XV legislatura dell’Assemblea regionale siciliana ha assunto il ruolo di leader dell’opposizione all’Assemblea regionale siciliana, iscritta al gruppo misto, e componente della commissione Regolamento, Verifica dei poteri e Affari Istituzionali.

Dopo la parentesi all’Assemblea regionale siciliana conclusa nel gennaio 2008 per dimissioni del presidente della Regione Salvatore Cuffaro, Rita Borsellino è tornata a dedicarsi  interamente al mondo dell’associazionismo, costituendo nel luglio 2008 il movimento nazionale di Un’Altra Storia, per dare identità concreta al suo modo di fare politica, una politica vicina alla gente, che affonda le sue radici sull’attività partecipata.

Nell’aprile 2009 si candida alle elezioni europee, proprio su spinta dei giovani democratici, che la vogliono tra le fila del Pd. Proposta accolta e supportata dal segretario Dario Franceschini che decide per lei il posto di capolista nella circoscrizione dell’Italia insulare per il Pd. Il 6 e 7 giugno 2009 viene eletta europarlamentare, dopo una intensa campagna elettorale condotta fra la Sicilia e la Sardegna, ottenendo un successo sorprendente, ben 229.981 voti,  un risultato  che la rende la seconda candidata più votata in Sicilia dopo Silvio Berlusconi.

Si è insediata al Parlamento europeo di Strasburgo il 14 luglio 2009, iscrivendosi al Gruppo S&D.; E’ stata nominata membro della commissione Libe, Libertà civili, Giustizia e Affari interni.

Il genocidio dimenticato della Hazara in Pakistan Solidarieta

Il popolo Hazara ha sopportato il genocidio e altre atrocità di massa in Afghanistan. Oggi sono una minoranza in Pakistan e la maggior parte di Hazaras vive a Quetta, la capitale del Balochistan.

Mentre ci sono molte cause per la situazione attuale in Pakistan, Hazaras sono particolarmente mirati da gruppi estremisti sunniti che hanno giurato apertamente di “abolirli”. Questi omicidi hanno lasciato un vuoto profondo nei cuori della comunità, motivo per cui Hazaras si sta ora alzando in solidarietà.

Cos’è un genocidio?

Un genocidio è un crimine commesso contro un gruppo etnico, religioso o razziale. Di solito è caratterizzato da un omicidio di massa su larga scala.

Il genocidio è spesso motivato dalle ideologie di esclusività, purezza etnica e fondamentalismo religioso. Coloro che commettono genocidio sono di solito attori statali o non statali.

Questi attori possono utilizzare le risorse statali per organizzare, polarizzare e preparare gruppi per la persecuzione, tra cui la disumanizzazione e il linguaggio dell’odio che delegittimizza gli individui o diffonde la loro fede. Usano anche la propaganda per eufemizzare gli intenti genocidi.

Gli esperti affermano che il criterio principale per il genocidio è che gli autori hanno un “intento speciale” di uccidere o distruggere un gruppo. Ma gli esperti avvertono che dimostrarlo in tribunale è molto difficile.

Qual è il genocidio di Hazara?

Il genocidio dimenticato della Hazara in Pakistan

Durante il diciannovesimo secolo, il popolo Hazara fu decimato attraverso massacri di massa, schiavitù, schiavitù e migrazione forzata. Queste atrocità, che hanno ucciso più del 62% della popolazione di Hazara in quel momento, sono un precursore degli attacchi genocidali di oggi da parte dei talebani e di altri gruppi etno-nazionalisti contro il popolo Hazara.

I crimini genocidi contro la Hazara sono così gravi che anche le agenzie e i governi internazionali più potenti non possono ignorarli. I governi delle Nazioni Unite, degli Stati Uniti, dell’UE e del Regno Unito devono riconoscere che gli attacchi sistematicamente mirati contro il popolo Hazara in Afghanistan soddisfano lo standard legale del genocidio e che tale determinazione li aiuterebbe a proteggere il popolo Hazara da ulteriori atrocità.

Gli attacchi di ghettizzazione e sistematici che gli Hazaras in Quetta affrontano non stanno solo uccidendoli, ma anche negando loro diritti umani fondamentali come mobilità, istruzione, integrazione sociale, occupazione e opportunità economiche. Inoltre, le loro ripercussioni psicologiche sono immense e possono portare a disturbo post traumatico da stress (PTSD), depressione, frustrazione e disperazione.

Perché sta accadendo il genocidio di Hazara?

A differenza di altri gruppi etnici in Afghanistan, Hazaras sono presi di mira per la loro affiliazione religiosa. Sono visti come eretici da musulmani sunniti radicali come i talebani e lo Stato islamico (ISIS).

Nonostante la loro presenza diffusa, sono uno dei gruppi minoritari più perseguitati in Afghanistan. Hanno sperimentato discriminazione sistematica, spostamento forzato e violenza.

Di conseguenza, è stato negato l’accesso agli aiuti umanitari e al sostegno internazionale. Sono anche a rischio di diventare vittime del genocidio.

Questa è una realtà molto triste per gli Hazaras, ed è nostra responsabilità di comunità internazionale difenderli. Fai sapere a tutti cosa sta succedendo loro ed educare gli altri sul genocidio di Hazara in Pakistan.

Gli attacchi che si sono verificati nell’ultimo anno nel quartiere di Dasht-e-Barchi di Kabul hanno spinto il movimento del genocidio di Stop Hazara a decollare in tutto il mondo. Questo è un atto straordinario di solidarietà da parte di persone di tutto il mondo che credono nella protezione delle comunità vulnerabili.

Cosa si può fare per fermare il genocidio di Hazara?

Gli Hazara sono un gruppo distinto etno-religioso che vive in Afghanistan, Iran e Pakistan che sono stati sottoposti a violenza genocida dal 1800. Il loro numero è stimato tra 10-12 milioni di persone, sebbene questa cifra sia altamente controversa e contestata dalla comunità di Hazara.

Nel corso della loro storia, i Hazara hanno subito numerosi massacri genocidi e altre violazioni dei diritti umani per mano dei talebani, altri gruppi etno-nazionalisti e forze governative. In particolare, i talebani hanno effettuato nove massacri genocidi di civili di Hazara tra il 1997 e il 2001.

Da quando i talebani sono tornati al potere nell’agosto 2021, ci sono stati numerosi sviluppi allarmanti che hanno messo gli Hazaras a rischio di violenza genocida. Tra le altre cose, ora non sono rappresentati nel gabinetto talibano ad interim (33 membri), né come governatori provinciali e distrettuali (34 province, 387 distretti). Secondo quanto riferito, vengono anche sfollati con forza dalle loro terre ancestrali.