PER UNA NUOVA EUROPA, UNA NUOVA POLITICA.
A un federalismo già vecchio e superato bisogna rispondere con un’Europa veramente democratica provvista di istituzioni legittimate da una chiara suddivisione dei poteri. Il Governo e il Parlamento europeo devono poter compiere scelte politiche libere, che non siano mera sommatoria di interessi nazionali.
Per far questo c’è bisogno della “Politica”: una Politica che sceglie tra destra e sinistra, tra modi diversi di intendere lo sviluppo economico, lo stato sociale, le politiche anti-crisi. E’ una Politica che lavora per la pace, l’ambiente, l’immigrazione, la cooperazione. C’è oggi però, un luogo privilegiato dove la “Politica” ha casa e dove trovano ascolto le nostre battaglie: l’Europa.
UN FRENO ALLA DERIVA ANTIDEMOCRATICA.
Oggi è in atto nel Paese una recessione, non solo per il mancato utilizzo dei fondi comunitari, come avvenuto in Sicilia: c’è un preoccupante arretramento della democrazia, delle condizioni economiche e sociali delle famiglie, delle persone, delle collettività.
E’ un declino culturale che rischia una deriva totalitaria proprio per il connubio Lega Nord-Berlusconi: un sodalizio che bisogna assolutamente arrestare. Tutto ciò mi ha convinto ad accettare la candidatura alle elezioni europee.
PER UN’EUROPA SOCIALE.
La crisi economica non può essere sconfitta dalle “iniezioni” di ottimismo mediatico di Berlusconi e Tremonti. Servono politiche di sostegno a lavoratori e imprese, necessitano ammortizzatori sociali, sostegno ai bassi salari e al reddito minimo. Occorrono fondi da investire sulla qualificazione dell’offerta formativa, vincolandone però una percentuale alla ricerca e all’innovazione dei sistemi produttivi. E’ questa l’idea di Europa che ho in mente: un’Europa sociale che attui misure concrete per una “vera” occupazione.
PER UN’ EUROPA DEI GIOVANI.
L’Italia sconta ancora un grave ritardo nell’implementazione delle politiche rivolte alle giovani generazioni.
Per questo, lavorerò dall’Europa per promuovere l’imprenditoria giovanile italiana, indicendo sulla burocrazia del nostro paese, affinché non sia più d’ostacolo all’accesso delle risorse europee. Ma non solo:mi batterò anche per garantire più fondi per il diritto allo studio. Perché si incentivino i programmi comunitari come l’Erasmus e il Leonardo, destinando maggiori risorse agli studenti. E perché vengano attivate apposite borse di studio per sostenere il reddito di tutti quei giovani che intendono accedere alle migliori università europee.
LOTTA COMUNE CONTRO LA CRIMINALITA’.
La democrazia sarà più forte in Italia e in Europa se si riusciranno a sviluppare azioni coordinate di contrasto alle mafie e alle criminalità transnazionali. La mafia, ormai da tempo, non è più un fenomeno localizzato, è un’organizzazione globale con ramificazioni e interessi trasversali che valicano i confini degli stati. Occorrono strumenti nuovi: il superamento del segreto bancario, la lotta ai paradisi fiscali, le azioni di contrasto al riciclaggio, una normativa europea sulla confisca dei beni. In Europa mi batterò anche per questo.
INTEGRAZIONE EUROMEDITERRANEA.
Essere oggi a Bruxelles significa avere voce in uno dei processi più delicati per il nostro continente: il rapporto con i paesi del Mediterraneo.
Solidarietà e coesione sociale dovranno essere i punti cardine di un nuovo modello sociale europeo. La sicurezza delle nostre città non si costruisce a scapito della tutela del diritto d’asilo per chi proviene da paesi in guerra. La povertà e la migrazione vanno affrontati con politiche di ampio respiro e con una gestione comunitaria e non unilaterale e nazionalistica.
Mi batterò per lo sviluppo dell’Unione per il Mediterraneo, tenendo conto del processo di Barcellona per lo sviluppo di queste aree. Lo scopo sarà quello di potenziare relazioni tra l’Unione europea e tutti i paesi del bacino mediterraneo per favorire e concretizzare uno stretto partenariato, fondato sul rispetto dei diritti dell’uomo e sullo stato di diritto.
PROGRAMMAZIONE DEI FONDI.
I media europei dedicano parecchia attenzione a Sicilia e Sardegna. La loro importanza strategica, chiara agli osservatori politici internazionali, sembra sfuggire sia al governo nazionale che a quelli regionali. Il primo ha distratto i fondi per le aree sottoutilizzate (i cosiddetti Fas) per mantenere una promessa elettorale senza futuro: l’abolizione dell’Ici. I governi regionali di centrodestra hanno invece dimostrato di non avere capacità di programmazione.
Ho deciso di candidarmi al Parlamento europeo per fare chiarezza sull’utilizzo di tali fondi e vigilare sia sull’efficienza della spesa che sulla sua efficacia.
Occorre battersi perché l’Unione europea inserisca il principio di insularità nella strategia di sviluppo e nella conseguente programmazione dei fondi comunitari che riguarderanno il periodo successivo al 2013. Una delle chiavi per l’applicazione di questo principio dovrà essere l’uso della leva fiscale: la fiscalità di vantaggio per le aree meno sviluppate e per le isole dovrà essere uno degli strumenti privilegiati di intervento dell’Unione europea.