L’EUROPA PRENDA LE DISTANZA DALLA “SCIENZA CATTIVA”
L’INDUSTRIA DELLA VIVISEZIONE NON SERVE AL PROGRESSO SCIENTIFICO
di Rita Borsellino
La scienza non ha più bisogno dell’industria della vivisezione. Il vero progresso non può calpestare la vita di milioni di animali. Non lo dice solo il buon senso: lo dice, soprattutto, lo stesso mondo scientifico. Autorevoli riviste come “Nature” pubblicano articoli che contestano la sperimentazione animale quale metodo scientifico, definendola “cattiva scienza”. Eppure la direttiva dell’Unione Europea 86/609, “Per la protezione degli animali utilizzati a fini sperimentali o ad altri fini scientifici” – votata dal Parlamento europeo l’8 settembre – ha ignorato tutto ciò, suscitando la protesta di molti parlamentari (purtroppo non la maggioranza) e di migliaia di cittadine e cittadini europei che il 25 settembre scorso hanno chiesto in piazza la definitiva abolizione della sperimentazione animale. Una battaglia che condivido appieno.
Sono dell’avviso, infatti, che con questa direttiva, l’Europa abbia perso una doppia occasione: quella di porsi all’avanguardia nella ricerca, tutelando al contempo, come prescritto dal Trattato di Lisbona, il benessere degli animali in quanto esseri senzienti.
Questa direttiva non solo ha rilanciato il principio di base – ormai del tutto decaduto – della validità scientifica della sperimentazione animale, ma ha persino fatto in modo che l’Europa chiuda le porte ad ogni progresso scientifico altrove adottato. Essa infatti, non obbliga ad utilizzare i test sostitutivi, neppure laddove esistono, e non fa nulla per facilitare l’approvazione di quelli nuovi. Eppure il Parlamento con la risoluzione del 22 maggio 2008 si era impegnato esattamente nel senso opposto.
E’ bene ricordare che gli esperti del mondo scientifico, a partire dal Consiglio nazionale delle ricerche statunitense, hanno ribadito che le nuove tecnologie permettono di superare le dispendiose e sadiche sperimentazioni su animali, consentendo anche un risparmio economico. Per questo, se si vuole realmente investire sul progresso, occorre promuovere con forza questi nuovi metodi.
E’ nostro dovere pertanto agire per il bene collettivo. L’Europa non può perdere questa preziosa occasione per fare un passo avanti nel campo della ricerca biomedica. E’ necessario che il Parlamento europeo comprenda che i difensori della scienza e quelli dei diritti degli animali possono essere soddisfatti entrambi.
Per questo, mi impegnerò insieme agli altri parlamentari che con me condividono la stessa posizione sulla vivisezione a promuovere una petizione popolare a livello europeo secondo quanto previsto dall’articolo 11 del Trattato di Lisbona. A lanciare questa petizione sono stati diversi movimenti (si veda a proposito su www.equivita.org).
Inoltre, in questi giorni si sta svolgendo la Settimana Vegetariana Mondiale, con eventi e iniziative in molte città del mondo per diffondere lo stile di vita vegan e vegetariano: una buona occasione, al di là delle scelte personali e di vita, per iniziare a riflettere sulla vivisezione didattica degli animali. Gli animali non hanno nessuno che li difenda, se non noi.